Biografia
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Mentre cresceva,

il piccolo Salvatore viveva un’infanzia felice, coccolato da papà e amato dalla mamma. Amici e parenti nelle riunioni di famiglia non mancavano di invitarlo a cantare qualche canzone allora in voga per poi finire con o sole mio, cavallo di battaglia del piccolo e audace cantore, che per nulla intimorito non si faceva tanto pregare. All’età di 10 anni, frequentando la parrocchia, rapito dalla soavità della musica liturgica, gli viene il desiderio di entrare in Seminario per frequentare la scuola media. Ben presto i Superiori si accorgono della bella voce del piccolo seminarista e chiamandolo voce argentina da subito gli affidano gli assolo delle Messe, dei canti liturgici e delle operine che si preparavano per le feste. Che triste giorno per il piccolo Turi, quando il direttore musicale, Padre Giosuè Chiari (divenuto poi direttore del Museo Belliniano), accompagnandolo al pianoforte in un pezzo lirico per lui adattato: Suoni la tromba. Sentendo la sua voce estesissima e potente gli predice che probabilmente, dopo la mutazione sarebbe divenuto un basso. Il piccolo artista scoppia in un pianto dirotto e fra le lagrime diceva: “No, basso mai, o tenore o niente altro!”.

A 13 anni,

uscito dal Seminario, intraprende le scuole superiori, prima al liceo scientifico e poi a geometra. Non aveva più pensato seriamante al canto e si limitava esibendosi in qualche romanza o in qualche canzone strimpellata e canticchiata fra amici e compagni di scuola.

A 18 anni, già diplomato geometra, l’episodio che si sarebbe rivelato decisivo per le sue scelte future. Invitato al matrimonio di un cliente, al quale aveva progettato la casa,assiste ad uno spiacevole contrattempo.

Il tenore che avrebbe dovuto con la sua voce accompagnare gli sposi, ha un preoccupante ritardo, e la sposa non vuol saperne di entrare in chiesa poichè teneva moltissimo all’Ave Maria.

Era risoluta al punto di rinviare il giorno delle nozze. Il panico era tra gli invitati e l’impaziente sposo ritto ad aspettare davanti l’altare con i fiori in mano.

Ricordandosi di avere una voce argentina, Fisichella si offre in sostituzione del tenore lumacone che rischiava di compromettere il matrimonio.
Canta tra lo stupore di tutti, riscuotendo i primi meravigliati consensi, soprattutto da parte del tenore designato, nel frattempo arrivato, che lo invita a recarsi con lui, la stessa sera, dalla sua maestra di canto Sara Messina, che ascoltandolo gli predice un florido futuro canoro.

Un breve periodo di studio vocale che non soddisfa appieno il Fisichella, poiché le lezioni si concludevano sempre con un <<Bravo! Bravissimo!>>.

Un’idea fissa tormentava l’animo,

e le giornate dell’aspirante tenore: trovare un maestro in gamba che sapesse limare, plasmare, valorizzare quel tesoro che aveva in gola.

Catania, allora, non difettava di buone scuole di canto, Fisichella sceglie quella che allora era considerata più esosa e più rigorosa: Maria Gentile, soprano catanese dall’illustre passato artistico, che lo sottopone a sei anni di studio rigoroso e stressante; le lezioni si concludevano sempre con un: <<No! Così non và!>>.

Anni di angoscia ed ansia, di scoraggiamento e di sogni soprattutto quando ascoltava i divini del momento (Del Monaco, Di Stefano, Corelli, Bergonzi, Raimondi etc.), ma anche di soddifazioni quando gli applausi accompagnavano i piccoli concerti che la Gentile organizzava per mettere alla prova i suoi giovani studenti. I buoni risultati non tardano a venire. I grandi sacrifici economici per pagare le lezioni di canto e i travagli spirituali vengono ripagati nel 1970, quando il Fisichella vince il XXIV° CONCORSO LIRICO ADRIANO BELLI DI SPOLETO con il massimo assoluto dei voti.

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Fisichella aveva partecipato

a questo prestigioso concorso di canto spronato dal padre Filippo, entusiasta da sempre della sua voce e credente in un suo florido futuro, che morente si fa perentoriamente promettere dal figlio la sua partecipazione a quella importante e difficile prova. La sera del debutto tra la gioia del successo, il tripudio dei primi fans e sostenitori, la felicità della mamma presente, che con tanto sacrificio aveva affrontato in treno il lunghissimo viaggio da Catania, una grossa lagrima solca il viso del neo-tenore rivolta alla memoria del padre morto e a lui dedica tutta la sua carriera artistica. Due punti restano fermi, soprattutto nei suoi momenti artistici più difficili: La protezione dall’alto dell’amato padre e i Rosari della cara madre recentemente scomparsa accompagnavano il cammino artistico del tenore. La ruota della fortuna comincia a girare e girerà più vorticosamente: nello stesso anno il teatro dell’Opera di Roma gli affida due recite di Rigoletto e ben sette recite di Puritani con Mirella Freni, Cornel mac Neill, direttore Armando La Rosa Parodi.

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Nel novembre
del 1986,

esordisce al METROPOLITAN di New York con la Sutherland. Lo spettacolo suscita viva impressione presso la stampa Newyorkese che ne decreta il successo senza precedenti. È proprio il coronamento di una carriera che tocca vertici invidiabili e che lo conferma come uno dei tenori lirici più apprezzati. Radio, Televisioni, Dischi, hanno dato testimonianza della stupenda voce all’ italiana del Fisichella, in Opere e in Concerti, facendolo apprezzare come fine interprete ed in possesso di una tecnica vocale che lo porta agevolmente al sovracuto”solare”. La Sua duttilità vocale e l’incisivo fraseggio lo portano a spingersi anche nel repertorio post-belcantistico e verista. Ricordiamo nel 1988 l’inaugurazione del Regio di Torino con “GIOCONDA”.

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Il 1993 segna il ritorno

del tenore siciliano al Regio di Parma nella felice esecuzione di TOSCA con Kabaivanska e Zancanaro, all ‘ARENA DI VERONA nella applauditissima TRAVIATA diretta da G. Kuhn, e al Grande di Brescia nel RIGOLETTO in coppia con Leo Nucci.

Il 1994 segna ancora una volta l’esecuzione de I PURITANI al Bellini di Catania, Mma BUTTERFLY al Massimo di Palermo con la Kabaivanska e la regia di M. BOLOGNINI e LA TRAVIATA ancora al Massimo di Palermo con la regia di Sandro Sequi e all’ABAO di BILBAO.

Il PREMIO BELLINI D’ORO 1994 assegnato al Fisichella dalla Aapit di Catania nella sede del Teatro Massimo Bellini il 16/10/1994 oltre ad elogiarne la qualità vocale, mette in risalto il numero dei personaggi belliniani cantati, primato nel secolo, e lo consacra fra i più grandi interpreti del Cigno catanese.

Ancora un grande riconoscimento internazionale viene attribuito al tenore catanese assegnandogli il 17/12/1994 l’VIII° PREMIO INTERNAZIONALE GIACOMO LAURI VOLPI patrocinato dal comune di Roma-Assessorato alla Cultura-con il teatro dell’Opera.

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Il 18 febbraio del 2002

l’Artista soccombe al grave lutto per la perdita della tenera madre a cui era molto legato e che gli ha lasciato un vuoto incolmabile nella vita e nell’Arte.

E’ come se di colpo l’Angelo protettore lo avesse abbandonato.

La carriera artistica continua fra il 2002 e il 2004 con “Boheme”, “Traviata” e un “GalaKonzert” a Solhothurn,Tenuta di Masterclass (V° International Vocal Masterclass in Akademia Muzyczna in CDANSK), ”Tosca” a Helsinky, ”Premio Beniamino Gigli” Muistokonsertti 2003 all’Oopera di Helsinki all’Aminsali e per Noto Musica il grande concerto vocale per il XXVIII FESTIVAL INTERNAZIONALE 2003, dove Fisichella fa esibire accanto a lui le due allieve di canto Nancy Calà e Maria Russo.

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